AI Overview di Google: cos’è, come funziona e cosa cambia per la SEO (e per noi)

Come funziona l'AI overview di Google e cosa cambia per la SEO

Indice dei contenuti

Cos’è l’AI Overview e come funziona davvero

Se hai effettuato una qualsiasi ricerca su Google nelle ultime settimane, è molto probabile che ti sia imbattuto in una nuova sezione colorata nella parte alta della pagina dei risultati di ricerca, dove l’intelligenza artificiale ti offre una risposta diretta, ben sintetizzata e già pronta da leggere. 

Quello che hai visto è l’AI Overview, una delle più significative innovazioni introdotte da Google nella sua SERP (Search Engine Results Page) negli ultimi anni.

Si tratta di una funzione basata sull’intelligenza artificiale generativa, progettata per fornire risposte sintetiche, contestuali e rapide alle query degli utenti, direttamente nei risultati di ricerca.

Introdotta ufficialmente a maggio 2024 negli Stati Uniti come evoluzione della SGE (Search Generative Experience), l’AI Overview (abbreviata in AIO) è oggi in fase di rollout globale, con l’obiettivo dichiarato di raggiungere oltre un miliardo di utenti entro la fine del 2025.

Dal punto di vista pratico funziona così: quando un utente effettua una ricerca, Google valuta se la query è adatta a ricevere una risposta generativa. Se lo è, l’AIO appare nella parte alta della SERP e propone un riepilogo testuale delle informazioni più rilevanti, corredato da link cliccabili (“link cards”) alle fonti utilizzate per generare la risposta. 

Non si tratta quindi di un chatbot interattivo, ma di un riepilogo statico, con formati che possono includere paragrafi testuali, elenchi puntati, tabelle o delle combinazioni di tutti questi elementi.

Definizione e obiettivi dichiarati da Google

Secondo la documentazione ufficiale di Google Search Central, l’AI Overview è progettata per aiutare gli utenti a comprendere più rapidamente un argomento complesso o multi-sfaccettato, riassumendo informazioni da fonti diverse in un’unica risposta coesa.

Ma per quale motivo è stata introdotta questa nuova funzionalità?

Google dichiara che l’AI Overview punta a migliorare l’esperienza di ricerca, fornendo una panoramica generativa ogni qualvolta possa risultare utile, senza sostituire i link tradizionali, ma accompagnandoli e favorendo così l’esplorazione di più fonti.

Anteprima di come appare l'AI overview su una ricerca su Google da mobile
Un esempio pratico della nuova funzione generativa applicata alla query “cos’è la SEO”, che mostra una risposta sintetica e informativa direttamente nella parte alta della SERP, spingendo in basso i risultati organici tradizionali.

Dalla SGE all’AI Overview: evoluzione e rollout

L’AI Overview è l’evoluzione diretta della SGE, acronimo di Search Generative Experience, un esperimento lanciato da Google a maggio 2023 in occasione del Google I/O. 

La SGE è stata la prima vera implementazione dell’intelligenza artificiale generativa nei risultati di ricerca, resa inizialmente disponibile solo tramite i Search Labs negli Stati Uniti, come progetto sperimentale accessibile agli utenti più curiosi. 

Dal punto di vista funzionale, si trattava di un box posizionato sopra i risultati organici, graficamente ben distinto grazie all’uso di sfondi colorati, all’interno del quale veniva mostrato un riepilogo generato dall’IA, spesso accompagnato da alcuni link di approfondimento.

Il successo dei test ha portato Google, a maggio 2024, ad annunciare il rilascio ufficiale delle AI Overview, con un rollout iniziale negli Stati Uniti, seguito da una rapida espansione in altri paesi, tra cui Regno Unito, India, Giappone, Brasile e Messico. 

Mese dopo mese, la funzionalità è stata progressivamente attivata per milioni di utenti a livello globale, accompagnata da numerosi test A/B effettuati da Google e necessari per valutarne l’efficacia.

Esempio di come appare la Search Generative Experience per la ricerca di un prodotto
Per la query “bluetooth speaker for a pool party”, la SGE genera una risposta sintetica con consigli d’acquisto, fattori da considerare e prodotti suggeriti, fondendo contenuti informativi e risultati di shopping in un’unica esperienza interattiva nella SERP.

Come viene generato un riepilogo AI (modelli, fonti, validazione)

Le AI Overview sono generate da un modello linguistico personalizzato della famiglia Gemini, sviluppato da Google DeepMind. 

Questo LLM (Large Language Model) lavora in sinergia con altri sistemi, come il Knowledge Graph, i sistemi di ranking di ricerca tradizionali e un sofisticato sistema di validazione dei contenuti, per generare risposte che si basano su:

  • Fonti multiple: l’AIO attinge informazioni da diverse pagine web, con una media di 4.86 pagine provenienti da 4.59 domini diversi. Queste includono contenuti ad alto valore E-E-A-T (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness), notizie aggiornate e, in misura minore, anche contenuti generati dagli utenti (UGC).
  • Query fan-out: per rispondere a domande complesse, Google suddivide la query iniziale in sotto-domande (sub-query), raccoglie risposte specifiche da ciascuna per poi sintetizzarle in un’unica risposta generativa.
  • Grounding e validazione: prima di essere mostrata, la risposta AI viene confrontata con l’indice di ricerca di Google e con fonti affidabili per verificarne l’accuratezza.
  • Selezione del modello: Google afferma che il modello selezionato può variare in base alla natura della query (informativa, creativa, transazionale) per offrire sempre le risposte più pertinenti.

Valutazione della fiducia: Un brevetto Google menziona anche l’uso di misure di confidenza (es. verde, arancione, rosso) per valutare l’affidabilità dei documenti sorgente.

Dove appare l’AI Overview e in quali casi viene mostrata

Come anticipato, le AI Overview appaiono nella parte superiore della SERP, sopra i risultati organici tradizionali e, in alcuni casi, anche al di sopra degli annunci a pagamento. 

In termini di layout, le AIO occupano uno spazio piuttosto considerevole, soprattutto nella loro versione espansa, che può raggiungere anche i 1345 pixel di altezza, spingendo così verso il basso tutti gli altri contenuti.

Vediamo però insieme quali sono le tipologie di query in grado di attivare l’AI Overview e qual è la dinamica di apparizione di questa nuova funzionalità. 

Frequenza e dinamiche di apparizione nelle SERP

Google afferma che le AI Overview vengono mostrate quando il sistema ritiene che possano aggiungere un valore significativo alla query dell’utente. Ma trattandosi di una funzionalità dinamica ed in costante evoluzione, la presenza delle AIO nelle SERP può variare da un giorno all’altro e anche in base all’area geografica, rendendo così difficile stimarne con precisione la frequenza nel tempo.

Per questo motivo, non ci sono dei dati ufficiali relativi alla frequenza di comparsa forniti direttamente da Google, ma possiamo affidarci ad alcune stime fornite da studi indipendenti. 

Nel corso del 2024, durante la fase sperimentale, alcune stime indicavano una presenza molto elevata (fino all’84% delle query in certi contesti), ma con l’avanzare del rollout ufficiale i numeri si sono assestati, fino ad arrivare ad una presenza media delle AIO nelle SERP desktop USA ad inizio 2025 del 10,4%. 

Ovviamente si tratta di dati indicativi dato che la frequenza di comparsa varia in maniera significativa in base al settore (es. 56% nel settore telecomunicazioni contro il 14% della cosmetica) e all’intento della query

In modo particolare, le AIO sono comuni per query informative, complesse o orientate al problem-solving, mentre tendono a comparire raramente per ricerche transazionali, navigazionali o sensibili (ambiti YMYL – Your Money Your Life, come finanza e salute).

Differenze tra mobile e desktop

Su mobile, la presenza delle AIO è in costante crescita. 

Dal rollout iniziale che privilegiava il desktop, Google ha progressivamente aumentato la comparsa su mobile, includendo anche degli annunci pubblicitari all’interno delle AIO per alcuni dispositivi mobili negli USA. 

Questo ha implicazioni rilevanti sia in termini di visibilità che di CTR (Click Through Rate), poiché su schermi più piccoli lo spazio visibile della SERP è ancora più ridotto: l’AI Overview, con il suo layout espanso, può arrivare ad occupare anche l’intero schermo, relegando i risultati organici tradizionali ben oltre il primo scroll.

Quali query attivano più spesso le AIO

Dopo aver analizzato frequenza e dinamiche di apparizione, è utile capire anche quali sono le tipologie di query che attivano più frequentemente l’AI Overview. 

Le AIO si attivano prevalentemente per query con intento informativo o di approfondimento, dove una risposta sintetizzata può davvero aggiungere valore all’esperienza dell’utente.

In particolare, si manifestano più frequentemente per:

  • Query informative (es. “come funziona il motore di ricerca di Google”),
  • Ricerche di approfondimento su temi complessi (es. “pro e contro dell’intelligenza artificiale”),
  • Domande orientate alla risoluzione di problemi (es. “cosa fare se la caldaia non parte”).

Questo perché l’AI Overview è progettata proprio per semplificare e riassumere argomenti che altrimenti richiederebbero la consultazione di molteplici fonti.

Al contrario, le AIO sono molto meno comuni per:

  • Query navigazionali (es. “Facebook login”), dove l’utente ha già un sito preciso in mente,
  • Query transazionali (es. “scarpe da running offerte”), in cui l’obiettivo è trovare un prodotto da acquistare e la varietà dei risultati è un valore aggiunto,
  • Argomenti YMYL (Your Money or Your Life), come medicina e finanza, per i quali Google tende ad evitare sintesi automatiche per minimizzare il rischio di fornire informazioni errate o fuorvianti.

In linea generale, le AIO si attivano quando Google ritiene che la sintesi AI possa migliorare la comprensione dell’utente, soprattutto in contesti dove la ricerca tradizionale comporterebbe l’apertura di più link e la lettura di contenuti eterogenei.

Differenze dell'ai overview a seconda della ricerca
L’immagine mostra come Google gestisce in modo diverso le AI Overview in base all’intento della query.
A sinistra, una ricerca informazionale (“come portare la fotocamera”) attiva una AI Overview con consigli pratici. A destra, una query commerciale (“tracolla per fotocamera”) mostra principalmente risultati sponsorizzati e prodotti, senza attivare l’AIO. Un chiaro esempio di come l’AI generativa privilegi contenuti utili dove può aggiungere valore e resti assente nelle ricerche transazionali.

Qual è l’impatto delle AI Overview sulla SEO e sulla visibilità

Con l’arrivo delle AI Overview anche in Italia il 26 marzo 2025, Google ha introdotto un cambiamento sostanziale nel modo in cui le informazioni vengono presentate all’interno della SERP. 

Questa nuova funzionalità, che sintetizza e mostra direttamente le risposte più rilevanti nella parte superiore della pagina, ha inevitabilmente modificato l’equilibrio tra risultati organici, featured snippet e visibilità complessiva dei contenuti.

Cosa succede al posizionamento organico

L’introduzione delle AI Overview ha senza dubbio trasformato la dinamica della SERP, portando con sé nuove sfide per chi lavora nella SEO

Infatti, quando un’AIO viene mostrata, i risultati organici tradizionali vengono automaticamente spinti più in basso nella pagina, in alcuni casi anche oltre il primo scroll, con un impatto evidente sulla loro visibilità e sul tasso di clic (CTR).

Secondo dati di seoClarity e Authoritas, ben l’80% delle fonti citate all’interno delle AIO proviene dai primi 3 risultati organici, e oltre il 99% dalla top 10. 

Tuttavia, secondo alcuni studi, una buona percentuale delle fonti citate proviene da posizioni anche al di fuori della Top 10, e in alcuni casi persino fuori dalla top 50. 

Da un lato quindi, i siti già ben posizionati nei risultati organici beneficiano di un ulteriore vantaggio, poiché hanno maggiori probabilità di essere selezionati come fonti per le AI Overview. 

Dall’altro, si aprono nuove opportunità anche per siti che non occupano necessariamente le prime posizioni: se una pagina fornisce una risposta particolarmente chiara, ben strutturata e altamente pertinente ad uno specifico aspetto della query può comunque essere inclusa all’interno del riepilogo AI. 

Questo significa che oggi, la strategia vincente non è solo quella di ambire alla prima posizione organica, ma anche quella di diventare la miglior risorsa possibile per una determinata sfaccettatura della domanda dell’utente.

Le fonti citate nelle AIO: ranking vs pertinenza

Essere citati all’interno delle AIO tramite le “link cards” rappresenta quindi un’opportunità importante, che non dipende esclusivamente dal ranking, ma anche dalla qualità e pertinenza dei contenuti

Come abbiamo visto, secondo diversi studi la maggior parte delle fonti selezionate proviene dai primi 10 risultati organici, con una forte concentrazione nei primi 3. 

Tuttavia, c’è una percentuale significativa di link presenti nelle AI Overview che proviene da pagine posizionate più in basso, talvolta addirittura oltre la cinquantesima posizione. 

Di conseguenza, avere un ottimo ranking aumenta le possibilità di comparire nell’AIO, ma è altrettanto cruciale offrire un valore reale all’utente, diventando così una risorsa unica per determinate sfaccettature della ricerca effettuata, in modo da riuscire a rispondere in maniera chiara anche alle cosiddette sub-query, utilizzate da Google per elaborare una risposta più completa. 

Featured snippet e AI Overview: alleati o concorrenti?

Le ricerche indicano una forte sovrapposizione tra featured snippet e AI Overview: dai dati emerge che più del 60% dei contenuti che hanno un featured snippet vengono inclusi anche nelle AIO. 

Tuttavia, le AI Overview tendono ad inglobare il contenuto del featured snippet, espandendolo e arricchendolo con contributi provenienti da altre fonti affidabili.

Questo fenomeno pone i featured snippet in una posizione ambivalente: da un lato, rappresentano un chiaro segnale di qualità e rilevanza, aumentando la probabilità di essere selezionati anche per l’AIO; dall’altro, rischiano di perdere centralità nella SERP, venendo inglobati in un formato più ricco, strutturato e visivamente predominante.

Possiamo quindi dire che featured snippet e AI Overview sono alleati, in quanto condividono lo stesso obiettivo (ovvero fornire risposte immediate e pertinenti all’utente) e spesso lavorano in sinergia per raggiungerlo. Ma, allo stesso tempo, sono anche concorrenti, perché l’AIO tende ad assorbire e superare il valore informativo del featured snippet, riducendo il ruolo distintivo che questo rivestiva in passato nella conquista del “primo posto” nella mente (e nei clic) dell’utente.

Il grande tema del traffico: aumenta, diminuisce o cambia?

Come è facile intuire, l’introduzione delle AI Overview ha sollevato non pochi interrogativi sull’effettivo impatto sul traffico organico: c’è chi parla di crolli verticali, chi di nuovi picchi. 

La verità, come spesso accade, è che la risposta dipende. Dipende dal tipo di query, dalla posizione in SERP, dall’essere citati o meno nelle AIO, e da come cambiano le intenzioni degli utenti. 

Traffico perso, traffico qualificato: i dati a confronto

Le fonti ufficiali di Google sostengono che le AIO contribuiscano ad aumentare l’engagement e portino l’utente a esplorare una maggiore varietà di siti. A questo proposito, Sundar Pichai, amministratore delegato Google, ha dichiarato che il traffico verso l’ecosistema web, nel complesso, sarebbe aumentato grazie a queste nuove modalità di risposta.

Dall’altro lato, diversi studi indipendenti segnalano un calo piuttosto significativo del traffico organico. Conductor, ad esempio, ha osservato una riduzione media del 25% del traffico organico, con punte che raggiungono anche il 60% per alcune pagine.

Secondo lo studio Terakeet, invece, per alcune query informative, la perdita di traffico nelle prime posizioni organiche sarebbe compensata da un incremento per quelle più in basso, se citate nell’AIO. Inoltre, per le query transazionali, le pagine top-ranked citate nell’AIO avrebbero ottenuto 3,2 volte più click rispetto alle SERP senza AIO. 

La presenza di dati divergenti fra loro fa emergere chiaramente la complessità del fenomeno: l’impatto di una specifica AIO dipende da una combinazione di fattori, quali l’intento della query, la completezza e la qualità del riassunto AIO, la necessità dell’utente di approfondire, il ranking del sito e molto altro. 

Di conseguenza, diventa difficile definire con chiarezza se e quanto l’AIO impatta sul traffico di un sito web, mentre è fondamentale monitorare attentamente i propri dati di traffico e performance per riuscire a comprendere l’impatto reale nel proprio contesto specifico.

Il grafico mostra un calo significativo delle sessioni organiche a partire da maggio 2024, con una perdita fino al 60% in alcuni casi. Questi dati, pubblicati da Conductor, evidenziano l’impatto potenzialmente negativo dell’AI Overview sulla visibilità e sul traffico organico per molti siti, soprattutto quelli con contenuti informativi generici.

AIO e zero-click: quando la risposta è già nella SERP

Uno degli effetti collaterali più rilevanti delle AI Overview è senza dubbio il boom delle cosiddette zero-click searches, ovvero ricerche in cui l’utente trova già nella SERP tutte le informazioni di cui ha bisogno e non clicca su nessun risultato. 

Secondo alcune stime, la percentuale di zero-click è arrivata al 60% a fine 2024, con conseguente crollo del CTR degli annunci a pagamento(-53,6%). 

Ovviamente le AIO contribuiscono in maniera notevole a questo trend, offrendo risposte già complete e sintetiche nella parte superiore della pagina. 

Se da un lato questo migliora l’esperienza dell’utente, dall’altro può ridurre drasticamente le opportunità di traffico organico, soprattutto per chi produce contenuti informativi generici. Tuttavia, vale anche il ragionamento inverso: chi riesce a entrare tra le fonti citate dall’AIO, può beneficiare di una visibilità più qualificata.

Conversioni e qualità del traffico: la prospettiva dei marketer

Un’altra prospettiva interessante da osservare in relazione al tema del traffico è quella legata alle conversioni. Se è vero che il traffico complessivo può calare, alcuni marketer hanno osservato che il tasso di conversione è rimasto stabile o addirittura migliorato.

Questo perché il traffico che arriva dopo un’AIO tende ad essere più informato, consapevole e con un’intenzione di approfondimento o acquisto molto più chiara. Anche i dati di Conductor confermano questa tendenza: a fronte di un calo del traffico, la riduzione delle conversioni è risultata molto più contenuta.

In sintesi, le AIO stanno ridefinendo il concetto di performance: non basta più guardare ai volumi, ma occorre analizzare in modo più approfondito la qualità delle visite e il comportamento degli utenti una volta atterrati sul sito.

Grafico del CTR di un articolo in prima posizione organica e citato in AI overview
Il grafico mostra l’evoluzione del Click Through Rate (CTR) per un contenuto ben posizionato in SERP e selezionato come fonte all’interno delle AI Overview. Dopo un incremento iniziale del CTR nei mesi centrali, si osserva una tendenza al calo (-10%) nelle settimane successive al rollout dell’AIO in Italia (26 marzo 2025) nonostante un incremento del 30% delle impressioni negli ultimi 3 mesi.

L’esperienza utente sta cambiando?

Con l’arrivo delle AI Overview, il modo in cui gli utenti cercano e consumano le informazioni su Google sta cambiando radicalmente: non si tratta più solo di scorrere un elenco di link, ma di interagire con risposte generate direttamente dall’intelligenza artificiale, spesso già sufficienti a soddisfare la curiosità o il bisogno informativo.

Come stanno cambiando le abitudini di ricerca

Le AIO stanno quindi contribuendo a trasformare la ricerca in una vera e propria conversazione. 

L’utente si abitua sempre di più a porre domande articolate, a cercare sintesi veloci, a ottenere risposte senza dover necessariamente visitare molti siti. In alcuni casi, clicca direttamente sui link suggeriti, in altri continua la navigazione esplorando le query correlate proposte dallo stesso sistema.

Google sta spingendo così verso una ricerca sempre più predittiva e personalizzata, in cui il risultato non è solo una lista di link, ma una risposta davvero strutturata, un nuovo modo di fare ricerca che modifica notevolmente le aspettative degli utenti, che diventano meno pazienti nei confronti dei contenuti prolissi o poco chiari.

Vantaggi e limiti per gli utenti

Dal punto di vista dell’utente, i vantaggi dell’introduzione dell’AI Overview sono evidenti e facilmente percepibili nella pratica quotidiana:

  • Le AI Overview permettono di accedere in pochi secondi ad una panoramica sintetica delle informazioni chiave su un determinato argomento, evitando la necessità di aprire molteplici schede o leggere interi articoli.
  • Questo consente un notevole risparmio di tempo, specialmente quando si cercano risposte rapide o definizioni precise.
  • Inoltre, i link suggeriti all’interno dell’AIO offrono la possibilità di approfondire, passando dalle informazioni generali a contenuti più dettagliati su fonti autorevoli.

Tuttavia, non mancano i limiti, alcuni dei quali strutturali:

  • Le risposte offerte dall’AIO possono risultare eccessivamente semplificate, tagliando fuori tutte quelle sfumature che, molto spesso, fanno la differenza nella comprensione di un argomento complesso.
  • Si corre il rischio di un’informazione parziale, dove prospettive alternative, dati contestuali o punti di vista critici rimangono invisibili.
  • Inoltre, la centralizzazione delle informazioni all’interno dell’ecosistema Google limita la scoperta autonoma da parte dell’utente, disincentivando la navigazione libera tra fonti differenti e contribuendo a una progressiva riduzione della diversità editoriale nel panorama informativo.

La sfida dell’accuratezza e il ruolo della fiducia

Viene però naturale porsi una domanda: le informazioni (e le fonti) presenti nell’AIO e selezionate da Google, sono davvero affidabili? 

A questo proposito, dopo il lancio, Google ha dovuto affrontare non poche critiche legate all’affidabilità delle risposte generate dall’AIO. Infatti, alcune overview hanno proposto informazioni scorrette o addirittura pericolose (es. consigli medici sbagliati o affermazioni false).

Google ha risposto a questa problematica introducendo una serie di correzioni, limitando l’uso dei contenuti generati dagli utenti (es. Reddit), migliorando i controlli su query YMYL e rafforzando i sistemi di validazione.

Tuttavia, l’accuratezza resta ancora oggi una delle principali criticità

Se gli utenti iniziano a non fidarsi più dei risultati proposti dall’intelligenza artificiale, l’intera esperienza viene compromessa, spingendo gli utenti ad ignorare le AIO, tornare ai risultati organici tradizionali o a cercare alternative. 

Per questo motivo Google deve cercare di riconquistare e mantenere la fiducia degli utenti, riconoscendo i problemi e implementando dei miglioramenti tecnici in grado di fornire AIO affidabili e precise. 

Quali opportunità e sfide per chi fa SEO oggi

Rischi reali per l’organico? Sì, ma…

È innegabile che le AIO possano ridurre la visibilità organica, soprattutto per contenuti informativi generici o poco approfonditi. La presenza di una risposta AI in cima alla SERP toglie spazio e attenzione ai risultati tradizionali, e in alcuni casi può assorbire completamente l’intento informativo dell’utente.

Tuttavia, i siti in grado di fornire contenuti ben strutturati, con valore reale e autorevolezza riconosciuta, hanno ancora molte carte da giocare. 

La citazione all’interno dell’AIO diventa così una nuova opportunità di visibilità, anche per chi non è al primo posto organico.

L’AIO come occasione per piccoli editori e contenuti verticali

Come spiegato nel paragrafo “Le fonti citate nelle AIO: ranking vs pertinenza”, le AI Overview tendono a selezionare fonti diverse tra loro, anche da domini meno noti ma particolarmente rilevanti per uno specifico argomento. 

Questo apre la strada a siti verticali, blog di nicchia e progetti editoriali altamente specializzati: chi riesce a rispondere in modo chiaro e autorevole ad una specifica sfaccettatura della query ha più possibilità di essere selezionato.

In questo senso, l’AIO può rappresentare una vera e propria occasione di riscatto per chi ha sempre fatto contenuti di qualità, ma non aveva abbastanza autorità per emergere nelle prime posizioni tradizionali.

Una nuova idea di “primo posto”

Oggi, il “primo posto” non è più (solo) quello nei risultati organici. Oggi, essere citati in un riepilogo generativo può contare quanto (e,a volte, anche di più) che essere il primo risultato organico.

Questo spinge a ripensare anche le strategie SEO: non basta più puntare a scalare la SERP, bisogna diventare una fonte utile, affidabile e facile da interpretare per l’intelligenza artificiale. 

In altre parole, serve ottimizzare per essere la risposta giusta ad una specifica domanda, non solo un risultato tra tanti. 

Per farlo, rimangono validi i principi fondamentali della SEO, ma l’enfasi si sposta sull’importanza di creare contenuti completi, accurati e originali, che rispondano realmente alle esigenze degli utenti (anche conosciuti come contenuti “people-first”). 

L’obiettivo è quello di creare contenuti con cui dimostrare esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità (EEAT), ma anche coprire gli argomenti in modo esaustivo, affrontando le diverse sfaccettature, organizzando il tutto in modo logico e aggiungendo un valore unico, qualcosa che difficilmente l’IA riuscirà a replicare o sintetizzare. 

Come possiamo adattarci? Strategie concrete per la nuova era

L’era delle AI Overview richiede un cambio di approccio, non solo tecnico ma anche strategico. Ma attenzione: le regole della SEO non sono sparite del tutto, si sono solo trasformate. 

Scrivere per l’AI (e per l’utente)

In questo nuovo mondo dell’AI Overview, per avere dei risultati concreti anche il modo di scrivere deve cambiare. 

Non basta più seguire le vecchie logiche SEO, ma occorre adattarsi ad un nuovo scenario in cui il contenuto deve parlare sia all’intelligenza artificiale che alle persone. Sara Ulivieri, Copywriter e Web Marketing Specialist, afferma che:

“Scrivere per l’AI non significa piegarsi agli algoritmi, ma imparare a dialogare con loro mantenendo al centro l’unica cosa che conta davvero: l’esperienza dell’utente.

È un’evoluzione che ricorda un po’ le fasi iniziali della SEO, quando il focus era tutto sulle parole chiave. I testi risultavano macchinosi, ridondanti, poco naturali, perché l’unico obiettivo era proprio quello “piacere a Google”. 

Oggi il rischio è quello di cadere nello stesso errore, ottimizzando contenuti solo per l’intelligenza artificiale e dimenticando che dall’altra parte c’è sempre una persona con un bisogno, una domanda, un’intenzione.

Diventa quindi fondamentale spostare l’attenzione sull’obiettivo reale: creare contenuti che siano davvero utili, facili da leggere, ben strutturati e in grado di rispondere in modo chiaro e completo a una domanda o a un bisogno. 

Come copywriter, l’approccio vincente è soltanto uno: partire sempre dalle persone. Il contenuto deve essere utile, fluido, accessibile. Deve accompagnare, chiarire, risolvere. 

Se riesce a fare questo — con una struttura pulita, un linguaggio semplice e una risposta chiara — sarà apprezzato sia da chi legge che dall’AI di Google. Non dobbiamo scrivere per l’AI, ma con l’AI come interlocutore aggiuntivo. È così che si costruiscono contenuti capaci di durare, distinguersi e generare valore reale.”

Struttura, E-E-A-T, dati strutturati e contenuti “preconfezionati”

Per aumentare la probabilità di essere citati da un’AIO, è fondamentale poi prestare attenzione sia alla qualità del contenuto sia alla sua forma. 

Scrivere un buon testo significa anche costruirlo in modo che l’intelligenza artificiale di Google possa comprenderlo e utilizzarlo facilmente. Per farlo, occorre:

  • Dimostrare E-E-A-T (Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità): Google privilegia le fonti considerate come attendibili. Inserire credenziali dell’autore, esperienze personali, fonti autorevoli e segnali di fiducia (come link, recensioni o menzioni) aiuta a rafforzare la percezione del valore del contenuto.
  • Usare una struttura logica e coerente: L’uso corretto di H1, H2, H3, paragrafi brevi, elenchi puntati, tabelle ed elementi visivi facilita sia la lettura da parte degli utenti che l’interpretazione da parte dell’IA.
  • Implementare dati strutturati (Schema.org): Attraverso il markup semantico, è possibile aiutare Google a interpretare correttamente il tipo di contenuto (articolo, prodotto, recensione, evento, FAQ, ecc.) e a collegare meglio le informazioni al contesto.
  • Inserire brevi sezioni riassuntive: Le AI Overview si nutrono di contenuti facilmente “estraibili”. Aggiungere all’interno degli articoli dei box riassuntivi, definizioni sintetiche o paragrafi chiave consente all’IA di selezionare rapidamente le parti più rilevanti (ovvero “preconfezionare” il contenuto per una possibile inclusione in un riassunto AI). 

In pratica, è utile pensare al contenuto come ad un blocco informativo strutturato, progettato per essere facilmente riutilizzato. Un contenuto ben scritto, ben formattato e semanticamente chiaro ha molte più probabilità di entrare nel radar dell’AIO e guadagnare visibilità extra nella SERP.

Focus sulle query transazionali e sui contenuti ad alto valore

In continuità con quanto detto finora, una delle strade più promettenti per adattarsi alle AI Overview è concentrarsi su contenuti che l’intelligenza artificiale ha maggiori difficoltà a sintetizzare.

Le AIO, infatti, tendono ad attivarsi con maggiore frequenza per query informative, esplicative o di tipo problem-solving: in questi casi l’obiettivo di Google è offrire una risposta veloce e completa, spesso sufficiente a soddisfare l’utente senza necessità di cliccare. 

Di contro, le query con intento transazionale – quelle più legate alla decisione d’acquisto o all’azione – restano un terreno fertile per la SEO classica, perché gli utenti vogliono ancora confrontare, valutare, interagire direttamente con il sito.

Ma non è tutto. Alcune tipologie di contenuti si prestano meno a essere riassunte in modo sintetico ed efficace: parliamo di guide approfondite, strumenti interattivi, casi studio ben strutturati, video, recensioni dettagliate. Questi elementi non solo offrono un valore aggiunto concreto all’utente, ma sono anche più difficili da “compattare” in una risposta AI senza perdere senso o efficacia.

Per questo puntare su contenuti che richiedono approfondimento o che offrono un’esperienza unica può diventare un vantaggio competitivo nella nuova SERP. In altre parole, quando l’AI non può sostituire il valore dell’interazione umana, il contenuto guadagna rilevanza.

Il mio punto di vista sull’AI Overview

L’AI Overview è ormai sbarcata anche in Italia. Per chi lavora nella SEO, è impossibile ignorarne l’impatto: parliamo di una delle trasformazioni più radicali che abbiamo visto nella SERP da molto tempo. 

I contenuti organici (ma anche quelli sponsorizzati) si ritrovano sempre più spesso spinti in basso ed è quindi comprensibile come questo generi una certa preoccupazione negli addetti ai lavori: il timore di perdere traffico è reale.

Eppure, non è la prima volta che assistiamo ad un cambiamento simile. 

La “posizione 0” ci ha insegnato che quando Google inizia a rispondere direttamente ad una query, l’interrogativo non è tanto se la SEO sia o meno morta, ma come deve evolversi

Oggi, con l’AIO, l’impatto visivo è più forte, il contenuto generato è più articolato, e la presenza di elementi interattivi come “Mostra altro” e “Mostra tutti” ridefinisce il modo in cui gli utenti esplorano la pagina.

Ed è proprio il comportamento dell’utente a essere al centro di tutto. Le AI Overview possono rispondere perfettamente a query semplici come, ad esempio, “cos’è la SEO”. Ma quando il bisogno si fa più articolato, l’utente avrà ancora bisogno di approfondire. Ed è proprio in quel momento che il valore dei contenuti di qualità tornerà a farsi sentire.

È interessante anche notare che le fonti citate dall’AIO non sono sempre i soliti noti

In alcune ricerche vedo comparire siti verticali, aziende locali o brand di nicchia. Questo significa che se sai scrivere contenuti ben fatti, mirati e autorevoli, hai una possibilità concreta di essere scelto. Non per forza posizionandoti bene nella SERP, ma diventando la risposta migliore ad una specifica esigenza.

A mio parere, quindi, siamo di fronte a una vera e propria ridefinizione del valore del contenuto: la quantità di traffico potrà anche calare in certi contesti, ma chi arriva sarà più informato, più coinvolto e potenzialmente più vicino alla conversione. In fondo, non è questo ciò che vogliamo?

Infine, uno spunto importante: finora non ho visto AI Overview attive su molte query transazionali. Dove c’è un’intenzione d’acquisto, Google continua a spingere Shopping Ads e risultati organici di e-commerce. Ma è solo una questione di tempo. Non mi sorprenderebbe se, in futuro, l’AI Overview diventasse anche un assistente di shopping, magari sponsorizzato. 

Un ulteriore motivo per prepararci già adesso a quello che verrà, adattando la nostra strategia editoriale.

Un cambiamento già vissuto (vedi posizione 0)

Quando ho visto le prime AI Overview attive in Italia, la mia prima reazione è stata: “Ecco,ci risiamo.” 

In fondo, qualcosa di simile l’abbiamo già vissuto con l’introduzione del cosiddetto featured snippet — la famosa “posizione 0”. Anche allora si parlava di crisi della SEO, di SERP cannibalizzate da Google e di traffico in caduta. 

Eppure oggi la posizione 0 è diventata, in molti casi, un obiettivo ambito. Perché? 

Perché è visibilità. E l’AI Overview, per quanto più ingombrante e complessa, non è poi così diversa nel suo intento: fornire una risposta utile nel minor tempo possibile.

La differenza sostanziale, però, è nell’impatto visivo e nel comportamento dell’utente: se il featured snippet è un riquadro discreto con testo limitato e link immediatamente visibile, l’AI Overview può occupare centinaia di pixel e includere box, elenchi, pulsanti “Mostra altro” e link alle fonti, una vera e propria esperienza informativa nella SERP

Ma, proprio come per la posizione 0, anche qui si tratta di capire come comportarsi, senza farsi prendere dal panico.

Esempio visivo della posizione 0 su Google
La cosiddetta posizione 0 rappresenta una risposta immediata e sintetica visualizzata direttamente in cima ai risultati organici, spesso senza bisogno di clic. Un cambiamento che all’epoca (2014-2016) rivoluzionò la SERP, proprio come oggi l’AI Overview sta ridefinendo la visibilità e il comportamento dell’utente.

Il valore della qualità (e dell’autorevolezza reale)

Nel momento in cui l’AI Overview decide quali contenuti mostrare come fonti, compie una selezione. E non sempre i risultati coincidono con quelli della classica classifica organica. 

Ho visto esempi in cui fonti apparentemente secondarie venivano citate, mentre siti autorevoli nella SERP restavano esclusi, e questo ci dice due cose molto importanti. 

La prima: l’ottimizzazione tecnica e il posizionamento non bastano più

La seconda: Google e la sua AI scelgono contenuti che rispondono in modo chiaro, diretto e utile a specifici aspetti della query. Spesso i contenuti citati includono definizioni nette nelle prime righe, strutture ben organizzate, elenchi puntati, FAQ, parole chiave ben collocate ma soprattutto — ed è qui il punto — una risposta reale ad un bisogno reale.

Per questo continuo a credere che il contenuto “di qualità” oggi non sia soltanto quello scritto bene, ma quello che sa essere anche utile, leggibile e autorevole per uno specifico intento di ricerca. 

Se Google cita un tuo articolo in un’AI Overview, lo sta implicitamente validando come fonte autorevole. E questo, oggi, vale tanto quanto (e forse più di) una prima posizione.

Davide contro Golia: l’occasione per distinguersi

La SEO è sempre stata, in parte, un gioco di risorse (budget, link building, autorità del dominio), ed in molti settori, competere contro i grandi brand è quasi impossibile. 

Ma le AI Overview potrebbero rappresentare un’inversione di tendenza. 

Se sei in grado di costruire un contenuto ben strutturato, verticale, realmente utile e rispondente a una specifica domanda dell’utente, puoi essere citato al fianco (o persino sopra) dei grandi player.

È successo: ho visto l’AI Overview citare siti minori, blog specialistici, realtà locali, perché avevano esattamente la risposta che l’utente cercava. Ed è proprio questo il potenziale più interessante dell’AI Overview, una lente che va a cercare il meglio, non solo il più forte.

E allora sì, per chi fa contenuti con cura, per chi ascolta gli utenti prima ancora di pensare ai motori di ricerca, questo potrebbe essere il momento di uscire dall’ombra

La SEO non è morta. Si è solo spostata un po’ più in alto nella SERP — letteralmente. E chiede, ancora una volta, contenuti veri.

La SEO non è morta, si è evoluta (di nuovo)

L’arrivo delle AI Overview ha messo in discussione molte certezze. Ma se c’è una lezione che abbiamo imparato nel corso degli anni, è che la SEO non muore: si adatta, si trasforma, si evolve. 

E in questo cambiamento, la qualità continua a essere il nostro migliore alleato.

Perché ha ancora senso investire in contenuti di qualità

I contenuti di qualità restano il cuore pulsante di ogni strategia SEO efficace. 

L’AI Overview non fa che confermare questo principio: per essere selezionati come fonte, è necessario offrire valore reale, chiarezza, completezza e autorevolezza.

Scrivere con l’obiettivo di rispondere davvero a una domanda, di risolvere un problema o di guidare l’utente verso una decisione consapevole è la strategia più solida per conquistare sia l’AI che le persone.

L’importanza di non essere solo visibili, ma utili

Essere presenti in SERP oggi non basta più. Serve essere utili. Serve intercettare l’intento dell’utente con precisione, offrire risposte pertinenti, strutturate e fruibili.

L’era del contenuto riempitivo, scritto solo per scalare i motori di ricerca, è finita. 

La nuova SEO premia chi crea valore concreto, chi semplifica senza banalizzare, chi riesce a farsi scegliere tra decine di alternative.

Una Search sempre più umana (e intelligente)

La direzione intrapresa da Google con le AI Overview è chiara: offrire un’esperienza di ricerca più intuitiva, conversazionale e personalizzata. Una Search più umana, nonostante sia generata da algoritmi sempre più avanzati.

Per chi fa SEO, la sfida è abbracciare questa evoluzione senza perdere il focus sull’utente, continuare a creare contenuti che informano, ispirano, risolvono. E accettare che l’intelligenza artificiale non è un nemico, ma uno strumento con cui collaborare.

Per questo motivo è fondamentale restare aggiornati, osservare, testare e sperimentare: chi saprà adattarsi con flessibilità e creatività potrà non solo sopravvivere, ma crescere in un panorama in continua evoluzione. 

È il momento di rimettere al centro l’intento dell’utente, la qualità dell’esperienza e il valore reale di ciò che pubblichiamo. La SEO cambia, ma chi lavora con cura e visione avrà sempre spazio per emergere.

E tu, sei pronto a ripensare la tua strategia?

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Sull'autore

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Francesco Nocentini
Consulente SEO e Web Designer, prima Grafico e anche Infermiere. Entra nel mondo del Web e del Digital nel 2017 seguendo quella che, dapprima, sembrava essere "solo" una passione. Ama la natura, la montagna ed il trekking e nonostante questo, vive al mare.

Collaboratori

Sara Ulivieri Web Marketing Specialist e Digital Strategist
Sara Ulivieri

Web Marketing Specialist e Digital Strategist. Aiuta aziende e professionisti a crescere online con strategie su misura basate su dati, creatività e ottimizzazione continua.

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